Cosa e' e come si gestisce una infezione da papilloma virus

Il papilloma virus o HPV è una infezione virale piuttosto frequente, con alta prevalenza durante l’età postadolescenziale, pare che il 75-80% della popolazione ne venga a contatto ma non sempre fortunatamente, genera malattia; solo in rari casi e, se trascurato, degenera fino a dare neoplasie del collo dell’utero. Si riscontra sulle mucose e sulla pelle; in questa sede ci occuperemo delle forme che riguardano i tessuti dell’apparato genitale femminile e maschile, dove si manifesta sotto forma di verruche o condilomi. Se nella risposta del vostro Pap test leggete taluni termini non proprio chiari e comprensibili, probabilmente avete a che fare con questo virus che ha provocato delle modifiche dello strato superficiale della cute: ACANTOSI o ASCUS,oppure delle ghiandole mucose: BCG. A questo tipo di risposta va data tutta l’importanza che merita anche se si è constatato che in alcuni casi si può avere la guarigione spontanea della malattia. Esistono diversi ceppi virali contrassegnati da numeri: 6-11-16-18 per i quali è disponibile un vaccino. Altri ceppi, circa 80, sono distinti in due gruppi, ad alto e basso rischio di trasformazione, che nel Pap test, si traducono in: “lesioni di basso grado: L-SIL e “lesioni di alto grado: H-SIL. Questo dà la misura dell’invasività e della facilità di trasformarsi. L’esame più importante nel raggiungimento della diagnosi di Papilloma virus è senza dubbio la colposcopia, dove l’operatore esperto deve saper cogliere, attraverso l’applicazione di specifici reagenti quali l’acido acetico e successivamente un composto iodato, le tipiche lesioni che il virus procura all’epitelio di rivestimento del collo dell’utero e cioè l’alterazione dei vasi capillari, che appaiono tortuosi ed irregolari nel loro decorso, la presenza di un’area più o meno estesa con aspetto a mosaico, oppure di puntato, ovvero dei piccoli puntini di colore rosso sulla superficie del collo, o ancora sbocchi ghiandolari a margini ispessiti, che assumono aspetto “a ciambella”; a questo punto sarà compito e dovere del ginecologo, a cui avete dato l’importantissimo incarico di risolvere il vostro problema, a guidarvi e fare chiarezza sul percorso da seguire. Generalmente si procede con il prelievo di un brushing cervicale, si raccoglie del muco per eseguire un test con metodo di biologia molecolare per cercare ed identificare il ceppo virale, poi si esegue una biopsia della parte interessata alle modifiche appena descritte, e, ottenuti i risultati dei vari test si decide la strategia terapeutica, che può andare dall’attesa per ricontrollare a breve distanza l’evoluzione clinica o al trattamento con vaporizzazione laser dell’area interessata, oppure, nei casi più avanzati, si procede con la conizzazione del collo dell’utero. Mi preme sottolineare alcune peculiarità di questa infezione: a) il Pap test non sempre è indicativo di infezione virale in atto, molto spesso si osserva una risposta di Pap test normalissimo e di un esame colposcopico significativo per la presenza del virus o di un suo recente passaggio. b) non sempre in una coppia entrambi i partner sono affetti dall’infezione, contrarre la malattia o superarla senza sintomi, quando si viene a contatto con un agente virale, dipende dallo stato delle difese immunitarie di ciascuno di noi.
c) fatta la diagnosi di condilomatosi, osservare, con accurata genitoscopia il o la partner, e consigliare un periodo di astinenza dai rapporti sessuali fino a conclusione del percorso terapeutico, in quanto spesso il profilattico, non è sufficiente a salvaguardare da possibile contagio per la possibile disseminazione perineale e perianale dell’HPV.
d) la condilomatosi non si contrae solo con rapporti di coppia, ma è possibile anche il contagio ambientale. Da ultimo, un invito caloroso a non trascurare le conseguenze di questa infezione che può essere banale ma anche pericolosa!